The Modern Magazine 2015

The Modern Magazine

Erano mesi che aspettavo di partecipare a The Modern Magazine, la conferenza-evento curata da Jeremy Leslie di Magculture, un blog che è un faro per chi si interessa di editoria indipendente. Non appena aperte le iscrizioni early bird, ho acquistato il mio biglietto e – con un anticipo mai visto da una last minute traveler come me – a fine luglio avevo anche volo e hotel prenotati a Londra.

L’evento, che alla prima edizione (questa era la terza) era semplicemente il lancio dell’omonimo libro di Leslie, “The Modern Magazine: visual journalism in the digital age“, si è svolto alla Central Saint Martins, università di arte e design vicino alla stazione di King’s Cross: già l’edificio, il Granary Building, è spettacolare e ospita aule e spazi per performance creative di ogni tipo, in un’atmosfera industriale.

Condé Nast mangia Pitchfork, cosa rimane nel piatto?

L’editoria indipendente, quella fuori dagli schemi mainstream, rischia di essere fagocitata dai grandi gruppi editoriali? E’ un grido di allarme che arriva in seguito all’acquisizione di Pitchfork Media da parte di Condé Nast e di xoJane da parte di Time Inc, due gioielli dell’informazione sul web che sono riusciti a ritagliarsi una fetta rilevante di utenti/lettori con una formula basata su qualità, personalità, cultura contemporanea.

Sembrerebbe che, in mancanza di idee e anche di visione, i grandi del mondo dell’informazione stiano decidendo di usare l’unica leva che hanno (ancora) in mano: la forza dei soldi. E allora via alla razzia, che porta nelle tasche dei creatori di questi nuovi lidi del giornalismo e dell’editoria nell’era digitale dei bei milioni di dollari, ma poi cosa succederà? A pagare il conto saranno i lettori e gli appassionati di una qualità editoriale fuori dagli schemi?

Kioskafé

Kioskafé

A Londra, a pochi passi dalla stazione di Paddington, ha aperto Kioskafé. Alle 8 di sabato mattina, quando Norfolk Place dorme ancora, probabilmente provato dalle bevute del venerdì sera, sono la sola cliente e le ragazze al timone del Kioskafé mi accolgono aiutandomi ad entrare con la mia pesante valigia (loro non lo sanno, ma per metà è piena di riviste).
Chiedo un cappuccino e scelgo un cardamom bun, che mi dicono essere appena arrivato insieme a quelli alla cannella. Mi chiedono se li ho già provati… No, first time here! E con calore mi dicono ‘They are delicious’ (e ora posso confermare che è proprio così).

The Gather Journal recipe app

Gather Journal

Quando l’avevo intervistata, ormai oltre un anno fa, Michele Outland me l’aveva detto: “stiamo lavorando ad un’app di ricette con Studio Mercury, ma non sostituiremo la nostra rivista cartacea con un Gather digitale”. E così è stato: al lancio della nuova Adobe Digital Publishing Suite (DPS 2015) non c’era un numero nuovo fiammante di Wired come nel 2010 e nemmeno l’evoluzione di Fast Company (che già da febbraio testa la nuova piattaforma), bensì una rivista indipendente dedicata al food: Gather Journal.

Bellissima nella sua edizione cartacea, molto curata nella fotografia, chi si stupisce della scelta di questa partnership, deve forse ripercorrere un po’ di storia del digital publishing per capirne le meccaniche: nel 2010, Michele Outland (creative director di Gather) era al lavoro sull’edizione digitale di Martha Stewart Living, a cui erano stati chiamati a collaborare anche i Brothers Mueller, di Studio Mercury. Ecco allora che i “conti” tornano e l’idea di scegliere questa rivista si fa più comprensibile per una Adobe che, in fatto di editoria digitale, non ha celato un certo disprezzo per pubblicazioni o team di piccole dimensioni.

Sirene: lasciatevi incantare

 

Sarà che il nostro Paese è circondato dal mare, sarà che in questo periodo dell’anno con la mente (se non fisicamente) si è più facilmente su una spiaggia che non in città a lavorare, ma in qualche modo dedicare la prima segnalazione di un prodotto italiano ad una rivista dedicata al mare sembra proprio la scelta ideale.

Si tratta di Sirene, realizzata a metà tra l’Italia e l’Inghilterra e con la complicità di una campagna di crowdfunding su Kickstarter: il suo motto è the ocean outside, the ocean inside – il mare fuori, il mare dentro – e che siate seri appassionati della vita di mare o romantici spettatori di questo genere di paesaggio, questa rivista potrà incantarvi come solo le sirene sanno fare. E’ un vero e proprio pezzo di mare: se la sfogliate, sotto le vostre dita sentirete la leggera porosità di una speciale carta di alghe riciclata – più che un vezzo, una parte integrante della sostenibilità del progetto – e a guardare certe fotografie, potreste quasi arrivare a pensare di sentire nelle vostre orecchie lo sciabordio delle onde.

Le pagine sono grandi, la tipografia di impatto, le foto di quelle che fanno sognare con i blu di profondità esotiche, come di luoghi più vicini di quanto potremmo pensare: dai Caraibi all’Asinara, da Nizza alla Patagonia, Sirene racconta i mari di ogni angolo del globo, con un linguaggio per tutti.

Ho trovato la mia copia qualche giorno fa alla libreria Hoepli di Milano, ma potete acquistare la vostra direttamente dal sito di Sirene.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi