Wired

Chattando con Louis Rossetto

Louis Rossetto and Wired first issue prototype

Wired was the crazy adventure“, così Louis Rossetto introduceva il progetto per cui è probabilmente più conosciuto al mondo – la rivista Wired, appunto – qualche sera fa, in una diretta streaming su Kickstarter. Tra qualche ora terminerà il countdown del progetto che lui ed Erik Spiekermann (noto font designer e grafico) hanno lanciato per finanziare la pubblicazione in tiratura limitata di “Change is good“, un romanzo scritto da Rossetto sulla rivoluzione digitale degli anni Novanta, realizzato e stampato in modo innovativo e sperimentale da Spiekermann (lo chiama “post-digital printing“, poiché unisce la qualità della tipografia digitale a quella della stampa letterpress, per la prima volta possibile stampando da computer).

E’ una storia, quella della rivoluzione digitale, che Rossetto conosce bene, l’ha vissuta in prima persona quando anch’egli calcava le strade di “SOMA” (South Of Market Street, a San Francisco) e, tra un rave party e un brainstorming, fondava la rivista Wired, che di quella stessa rivoluzione è stata protagonista e narratrice.

Designed in California

California: designing freedom

E’ raro che a catturare l’attenzione e a destare l’entusiasmo dei giovani designer siano il rigore grafico o la perfezione tipografica. Anche chi rimane affascinato dalla “pulizia” di una “classica rivista indipendente” (Cereal, tanto per fare un nome “a caso”), in realtà apprezza qualcosa che è tutt’altro che la norma o la tradizione (l’enfasi sul contenuto fotografico, lo spazio bianco). E’, infatti, la rottura, l’insolito, il coraggio e l’espressività di scelte grafiche insolite e fuori dagli schemi a coinvolgere i più e ad attirarli addirittura verso la professione nel campo del design.

Così è andata anche per me, anni fa. Quando per la prima volta mi è stato mostrato l’altro lato dell’editoria, a me che fino ad allora ero stata “solo parole”, sono state le intricate composizioni tipografiche di David Carson ad affascinarmi e a lasciare un segno indelebile nella mia memoria, mostrandomi come l’interpretazione letterale di un testo in forma visiva non fosse la sola strada percorribile. 

MGZN 2016 &… Wired

Wired

Sul palco di MGZN salirà anche il direttore di Wired Italia, Federico Ferrazza. Una rivista già di per sé rivoluzionaria nei suoi vari anni di storia americana, ha saputo negli anni guadagnare devozione da culto da parte di moltissimi giovani, molti dei quali attratti non solo dai contenuti, ma anche dalla forma con cui essi vengono da sempre proposti: una veste grafica di rottura, a volte anche eccessiva, sempre fuori dagli schemi.

Altri schemi tradizionali li ha rotti Wired Italia quando, lo scorso dicembre, è uscito di nuovo in versione cartacea, in una veste però completamente rinnovata: più un libro-evento e meno rivista mensile, più una pubblicazione preziosa e meno prodotto editoriale mainstream dalla vita breve. Come recitava la copertina: una rivoluzione (probabilmente sotto molti più punti di vista di quelli che, a prima vista, si possono pensare).

Vuoi saperne di più?

Federico Ferrazza sarà presente alla tavola rotonda di MGZN 2016: iscriviti subito!

MGZN 2016 | 19 febbraio | ore 9:30-18 | NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Milano

Wired: La nuova via dell’editoria passa dall’Italia

Lo avevano detto, quando è stata interrotta la pubblicazione mensile dell’edizione cartacea (e digitale) di Wired Italia: torneremo sulla carta, ma con un approccio diverso e una periodicità diversa. Lo hanno fatto circa sei mesi dopo e hanno seguito un percorso che noi – sul nostro sito “parallelo” a questo, Jumper – avevamo ipotizzato e predetto. Dal 4 dicembre è in edicola la nuova versione “a periodicità casuale” di Wired Italia, che usando le parole del direttore Federico Ferrazza:

Il risultato è un prodotto che rompe gli schemi del passato. Che non solo racconta l’innovazione ma ambisce a essere innovativo; che nel format non sarà mai uguale al numero precedente; che è contemporaneo anche se analogico; che non ha intenzione di inseguire i tempi, i linguaggi e la quantità delle informazioni online ma che, anzi, completa l’offerta di Wired fatta di digitale ed eventi”

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