editoria digitale

Pensieri d’estate

Athenaeum Nieuwscentrum | Amsterdam

Sono stati giorni di apparente calma qui, nei quali però abbiamo vissuto di editoria quasi giorno e notte. Ma cos’è successo dunque? Davanti a noi sono passati di nuovo qualche centinaio di studenti, di quelli che il primo giorno non alzano mai la mano alla domanda che riviste leggete? (a volte anche alla più semplice che riviste conoscete?). Poi, spesso in un cerchio al centro del campus, le cose cambiano e i loro occhi si illuminano: quest’anno tra loro hanno riscosso il maggiore successo la rivista di stregheria, Sabat, e Flaneur (ne avevamo accennato tempo fa).

Per quel che ci riguarda, invece, a sbancare nei nostri cuori sono state 212, grande (letteralmente) rivista turca dalla ricca fotografia, A nel suo numero curato dallo stilista Thom Browne, e la visita alla rivisteria Athenaeum Nieuwscentrum ad Amsterdam, dove potete trovare facilmente pressoché ogni rivista indipendente che vi venga in mente. Un assaggio di paradiso, insomma…

Abbiamo partecipato a campagne di crowdfunding, tra cui Stupid Magazine, rivista sulla musica pop, e Rueville… particolarmente apprezzabile progetto di un gruppo di studenti di Manchester!

Dopo aver snobbato un po’ il tanto discusso Snapchat, ci stiamo ricredendo su come possa essere invece un utile mezzo per gli sviluppi dell’editoria digitale e abbiamo in cantiere per fine Settembre la nascita di un nuovo progetto editoriale digitale… stay tuned! Anche per tante altre iniziative, sotto il tetto di MGZN che, oltre ad un tetto, sta cercando di costruire anche la casa sottostante :-)

Riviste digitali: come evitare il rischio di estinzione

MGZN | Riviste digitali: come evitare il rischio di estinzione

Le riviste digitali hanno un problema serio, e nessuno ne parla. O meglio: visto che siamo preoccupati, abbiamo iniziato a parlarne noi, e lo abbiamo fatto di recente, facendo un intervento molto appassionato durante un evento dedicato al digital publishing. Questo problema non è dato dalla loro ancora scarsa capacità di penetrazione sul mercato, e nemmeno dalla mancanza di attenzione che hanno finora ottenuto dal mondo dell’editoria mainstream, che si è banalmente accontentata di versioni prive di appeal, semplici versioni PDF fatte pagare come quelle cartacee e senza dedicare loro la giusta progettualità grafica, contenutistica e ancor più commerciale ed imprenditoriale a questo nuovo modo di intendere le riviste (di tutto questo, molti ne subiranno le conseguenze quando il mercato sarà più maturo, e saranno nati nel frattempo nuovi editori capaci di cavalcare questa evoluzione).

Il vero problema è di altro genere, e ha a che fare con la durata nel tempo. *Sono già tante le riviste digitali che sono morte, o quantomeno sono scomparse*: la tecnologia le ha già fagocitate, perché lo sviluppo si è bloccato. Le prime due piattaforme per creare riviste digitali per iPad (quella di Woodwing e quella di Adobe, la DPS) sono sostanzialmente morte, e quindi tutte le pubblicazioni nate nei primi anni (2010/2014) con questi sistemi sono spariti da Apple Store e da Google Play (le pochissime che sono arrivate anche qui), e quelle che ancora sono presenti sono dei morti che camminano. Il rischio è che questo stesso risultato sarà destinato ad altre riviste che sono state realizzate con altre piattaforme “Proprietarie”, ed è necessario mettere in allarme questo settore per evitare una desertificazione epocale.

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