L’editoria dell’informazione è di fronte ad un’evoluzione epocale. Ancora, direte voi? Si, perché ci sono meccanismi che stanno influenzando i metodi di fruizione, ma anche i flussi di distribuzione, e gli editori (grandi e piccoli) devono capire come muoversi, velocemente.

Molti avranno sentito parlare delle soluzioni proposte da Facebook con il suo Instant articles che dal 12 aprile sarà disponibile a tutti gli editori (anche a noi piccolini…), sull’altra sponda Google propone e spinge l’analoga tecnologia Accelerated Mobile Pages (AMP). Cosa offrono queste tecnologie? La velocità di accesso agli articoli, usando ottimizzazioni che permettono di caricare “istantaneamente” contenuti anche ricchi di animazioni e impatto multimediale, riducendo ad un istante il tempo che intercorre tra la chiamata del link dell’articolo e la sua visualizzazione sullo schermo; il risparmio, dicono gli esperti tecnici, è di diversi secondi, a parità di contenuto.

Questa sembra solo una questione tecnica, ma c’è di più: prima di tutto, in entrambi i casi, si tratta di una funzionalità possibile solo su device mobili (in pratica, si sta dicendo che l’informazione veloce passerà quasi tutta da questo tipo di device, e viene dimostrato ovviamente dai numeri: ormai sia il search che la fruizione di Facebook è spostata quasi tutta su mobile). In più, però, mentre la fruizione delle pagine Google AMP verrà erogata tramite il search (quindi si passa da Google, e si arriva al contenuto “ottimizzato”), quella di Facebook avviene tramite Facebook e utilizza come risorsa i server di Facebook. Cosa comporta questo meccanismo? Il vantaggio per gli utenti (e di conseguenza anche per gli editori), ma un controllo e una gestione del traffico sempre più legato ai due grandi del web. In particolare, la soluzione Facebook InstantArticles già viene vista come una strada che rende e renderà sempre meno trasparente il controllo del traffico (lo sarà per Facebook), come per esempio segnalato qui. In pratica, il lato positivo è avere delle pagine più veloci da caricare, maggiore integrazione con i percorsi più “naturali” nella ricerca e nella fruizione delle notizie (search e Facebook), possibilità di monetizzare i contenuti da parte degli editori usando sia le strade proprietarie, sia tramite i network pubblicitari di Facebook e Google, e un audience potenziale immenso. Cosa si perde? In parte la personalizzazione/personalità del contenuto (è possibile in parte, ma bisogna seguire delle regole) e specialmente si immettono i contenuti all’interno di circuiti non nostri, che solo in parte possiamo gestire e controllare.

In questa strada si è buttata anche Apple, con Apple News, che però appare ancora incerta nella strategia, lentissima nel caricare, nell’aggiornare e nel gestire lo streaming delle informazioni; di fatto, vorrebbe essere di più, ma per ora è addirittura meno di Flipboard in quasi tutto e per di più per usarla dalle nostre parti bisogna fare un piccolo trucco per ingannare il sistema operativo dell’iPhone/iPad e farla apparire in Home.

In sintesi, le modalità per creare, diffondere e monetizzare informazione si stanno sviluppando su nuove strade, tecnologiche e strategiche, che sono oggettivamente interessanti, che stiamo sperimentando: da oggi, MGZN offre la possibilità di fruire della tecnologia Google Accelerated Mobile Pages, da mobile caricherete molto più velocemente gli articoli se verranno richiamati i link AMP, per darvi un esempio, SOLO da mobile caricate questo stesso articolo nelle due versioni:

Pagina “normale”

Con tecnologia AMP

Per entrare in questa “nuova era” per fortuna non servono grandi competenze tecniche se usate WordPress c’è un plugin che potete scaricare da qui.

Quello che rimane, come pensiero, per andare oltre (ed è necessario, almeno qui tra di noi che amiamo e ci occupiamo di editoria) è che la strada dell’accesso veloce e dei “grandi numeri” non è necessariamente la stessa dell’editoria di approfondimento, di nicchia, dove la relazione con i lettori deve basarsi su altri fattori e su altre modalità ed esperienze (e per le quali, magari, qualcuno è anche disposto a pagare). L’editoria digitale (perché di questo stiamo parlando, in questo caso) ha bisogno di disegnare qualcosa di nuovo, dove l’immersione, il viaggio, l’emozione esperienziale non si deve confondere con i flussi incontrollabili e sempre più veloci delle notizie. Guardiamo ai nuovi percorsi dell’informazione, approfondendoli e cercando di comprenderli nel modo migliore, ma cerchiamo anche altre strade, che per fortuna (o purtroppo) non arriveranno dai grandi, che di mestiere si occupano di grandi numeri.